Magliette, leccalecca, canzonette, spillette, poster, mutande.
Essere donna non è un dettaglio insignificante.
Avere una vagina non è semplicemente una parte anatomica marginale da castrare e limitare al cospetto dei tanti maschietti presenti nel mondo stereotipato del lavoro.
La competenza, il know how esperienziale, le nottate a costruire progetti ed allestire team di lavoro è ciò che costituisce il campo di battaglia delle #guerrieredigitali che si fanno spazio nei meandri di una Cyber-casa. Forse sì, il nuovo spazio domestico è il Web con parole non abusate, ma dosate specificamente per poter addomesticare i motori di ricerca, renderli glamour e accoglienti.
Sicurezza, libertà, infinita e sfrenata sessualità, creatività senza paura, qualità senza rigore, costanza senza limitazioni: non sono più fardelli da sopportare con sommessa vergogna.
Non voglio esser paragonata ai classici stereotipi alla Sex and the City o alla Melissa P. di turno, per non parlare della più casta-verginella-sfumata-sadomaso Anastacia Steele.
Con la malizia e l’ingenuità di chi sta crescendo, della donna che apriva diari confidenziali su Splinder e che oggi sa cosa significa personal branding e prova a delineare la sua identità in mezzo a tante troppe cose che le piacciono. Compreso il sesso, ovviamente!
Abolite bacchettone e santarelline. Invitate donne e uomini, indistintamente.
In un mondo in cui tutti pronunciano con forza parole quali “qualità” e “competenza”, io preferisco #grandilabbra e #acazzodicane.
L’intenzione è quella di scandagliare il mondo del web marketing, della SEO e del Copywriting anche dal punto di vista più “sporco”, più “rude”, più sarcastico.
Perchè non conosco mediazioni, per me la diplomazia è sempre stata un modo molto elegante per dire puttanate ineguagliabili sprecando tempo inutilmente.